Sunday, 24 April 2016


Li Xianting

Finalmente siamo riusciti a parlarci. Vado a trovarlo. Sono qualche giorno a Pechino. Salto su un taxi direzione est della citta’, Tong Xian, il mega quartiere nuovo dove sembra forse che sposteranno parte degli uffici governativi per toglierli da un centro sempre piu’ congestionato.

Li Xianting era venuto a stare qui inizio anni 2000, circa quindici anni fa. Vi si erano trasferiti alcuni artisti, uno dei primi fu Liu Wei. Un villaggio, allora, di una cinquantina di case in mattoni col cortiletto all’interno. Tre, quattro stradelle sterrate , non di piu’. Ogni tanto si veniva a trovare Liu Wei. Una bella casa grande e semplice con lo studio attaccato. Un piccolo ruscello scivolava fuori dalla stanza principale. Merlin ed Owen guardavano i pesciolini che andavano su’ e giu’. Si beveva te’, si cianciava guardando i suoi ultimi lavori. Lao Li viveva poco distante.

Ora lo spettacolo e’ raccapricciante. Desolante ‘villaggio dell’arte’ di decine di palazzi anonimi e brutti , negozi di tutto quello che serve per dipingere, pitture accatastate, ammonticchiate, cornici, carte, scroll, statue abbandonate agli angoli, pezzi di, brandelli di….. E’ ormai notte. Non c’e’ la luce, non so se per un guasto o se perche’ il comune risparmia o non l’ha ancora messa. Non completamente. Qualche negozio ce l’ha, qualche finistra e’ illuminata. E’ la luce pubblica che manca. L’ambiente e’ ancora piu’ desolante, spettrale. Buio. Meglio cosi’, piuttosto che le brutture che le centinaia di disegnatori, pittori, scultori  vi producono di giorno.

Arriviamo davanti al ‘so called’ Museo di Arte Contemporanea, un palazzo di 4-5 piani, spento, buio. Ma Li Xianting non e’ qua. Lui abita 5oo metri piu’ in la’, in una zona ancora di casette basse, vicino ad un laghetto. La casa e’ sempre in mattoni, ma rifatta nuova, di due piani, costruita con tecnica tradizionale, solo legno ed incastri. Mi aspetta fuori, al buio. Lo individiamo per la luce del telefono.  Mi consiglia di tenere il tassista, perche’ qua non se ne trovano.

Lungo tavolone in legno con un po tutto. Ci abbracciamo felici di rivederci. Inizia a preparare il te’ – una qualita’ di Tie Guanyin -, intanto chiacchieriamo, ci aggiorniamo. Ci conosciamo dal ’92, quando come ‘The Painting Den’ organizzavo mostre insieme a Francesca.  Con Li Xianting avevamo organizzato la prima mostra di Liu Wei e Fang Lijun in una sala di un Tempio  sul terzo anello owest.  L’anno successivo, ad Hong Kong, Hanart TZ Gallery presento’ la prima grande mostra dell’avanguardia cinese dopo Tiananmen, curata da Li Xianting che pazientemente aveva messo insieme una trentina di artisti delle varie parti della Cina.

Nel ’98, con l’Ecole d’Art di Aix-en-Provence, invitammo Li Xianting e Fei Dawei a parlare dell’Avanguardia cinese del tempo e particolarmente di Liu Wei, che aveva fatto due mesi di residenza presso l’Ecole conclusasi con una mostra dei suoi lavori. Fei Dawei fu importante critico dell’Avanguardia artistica cinese negli anni ottanta. Poi, dopo Tiananmen, dovette rifugiarsi a Parigi. Avere loro due insieme fu qualcosa di eccezionale. Passammo, dopo Aix, da Cuneo, e Lao Li tenne un paio di conferenze all’Univestita’ di Torino ed al circolo Marcovaldo di Caraglio. Si fermo’ alcuni giorni da noi. Owen porta il nome cinese che gli diede in quella occasione Lao Li : Yu Wen, ‘venature di giada’, parte di un verso di epoca Tang.  Merlin invece ricevette il suo nome cinese – Mo Shen, ‘Inchiostro profondo’ – da Wang Jing, una cara amica pechinese.  Ancora oggi Li dice a tutti che in Italia lui e’ stato a Cuneo, altroche’ Milano Roma o Venezia….

Da tempo non si occupa piu’ di arte visiva, che liquida con un gesto della mano.  Le autorita’ gli ordinarono, durante il G20 dell’anno scorso, di non uscire di casa per una settimana….Si interessa di piccole cose, piccole produzioni, di teatro e cinema di strada. Ha settant’anni, studia Buddhismo ( ‘nessuno e’ importante’ e ‘ ognuno puo’ diventare Buddha’ : questi sono i due principali insegnamenti, mi dice) e calligrafia. Sul muro, in fondo alla stanza, alcuni grandi fogli gia’ pronti. Ci salutiamo, ci abbracciamo. Mi da un po di te’ da portar via.

 Pechino, 12 Aprile, 2016

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