Li Xianting
Finalmente siamo riusciti a parlarci. Vado a trovarlo. Sono
qualche giorno a Pechino. Salto su un taxi direzione est della citta’, Tong
Xian, il mega quartiere nuovo dove sembra forse che sposteranno parte degli
uffici governativi per toglierli da un centro sempre piu’ congestionato.
Li Xianting era
venuto a stare qui inizio anni 2000, circa quindici anni fa. Vi si erano
trasferiti alcuni artisti, uno dei primi fu Liu Wei. Un villaggio, allora, di
una cinquantina di case in mattoni col cortiletto all’interno. Tre, quattro
stradelle sterrate , non di piu’. Ogni tanto si veniva a trovare Liu Wei. Una
bella casa grande e semplice con lo studio attaccato. Un piccolo ruscello scivolava
fuori dalla stanza principale. Merlin ed Owen guardavano i pesciolini che andavano
su’ e giu’. Si beveva te’, si cianciava guardando i suoi ultimi lavori. Lao Li
viveva poco distante.
Ora lo spettacolo
e’ raccapricciante. Desolante ‘villaggio dell’arte’ di decine di palazzi
anonimi e brutti , negozi di tutto quello che serve per dipingere, pitture
accatastate, ammonticchiate, cornici, carte, scroll, statue abbandonate agli
angoli, pezzi di, brandelli di….. E’ ormai notte. Non c’e’ la luce, non so se
per un guasto o se perche’ il comune risparmia o non l’ha ancora messa. Non completamente.
Qualche negozio ce l’ha, qualche finistra e’ illuminata. E’ la luce pubblica
che manca. L’ambiente e’ ancora piu’ desolante, spettrale. Buio. Meglio cosi’,
piuttosto che le brutture che le centinaia di disegnatori, pittori,
scultori vi producono di giorno.
Arriviamo davanti al ‘so called’ Museo di Arte
Contemporanea, un palazzo di 4-5 piani, spento, buio. Ma Li Xianting non e’ qua. Lui abita 5oo metri
piu’ in la’, in una zona ancora di casette basse, vicino ad un laghetto. La
casa e’ sempre in mattoni, ma rifatta nuova, di due piani, costruita con tecnica
tradizionale, solo legno ed incastri. Mi aspetta fuori, al buio. Lo
individiamo per la luce del telefono. Mi consiglia di tenere il tassista,
perche’ qua non se ne trovano.
Lungo tavolone in legno con un po tutto. Ci abbracciamo felici di rivederci. Inizia a
preparare il te’ – una qualita’ di Tie Guanyin -, intanto chiacchieriamo, ci
aggiorniamo. Ci conosciamo dal ’92, quando come ‘The Painting Den’
organizzavo mostre insieme a Francesca. Con Li Xianting avevamo organizzato la
prima mostra di Liu Wei e Fang Lijun in una sala di un Tempio sul terzo anello owest. L’anno successivo, ad Hong Kong, Hanart TZ Gallery
presento’ la prima grande mostra dell’avanguardia cinese dopo Tiananmen, curata
da Li Xianting che pazientemente aveva messo insieme una trentina di artisti
delle varie parti della Cina.
Nel ’98, con
l’Ecole d’Art di Aix-en-Provence, invitammo Li Xianting e Fei Dawei a parlare
dell’Avanguardia cinese del tempo e particolarmente di Liu Wei, che aveva fatto
due mesi di residenza presso l’Ecole conclusasi con una mostra dei suoi lavori.
Fei Dawei fu importante critico dell’Avanguardia artistica cinese negli anni
ottanta. Poi, dopo Tiananmen, dovette rifugiarsi a Parigi. Avere loro due insieme
fu qualcosa di eccezionale. Passammo, dopo Aix, da Cuneo, e Lao Li tenne un
paio di conferenze all’Univestita’ di Torino ed al circolo Marcovaldo di
Caraglio. Si fermo’ alcuni giorni da noi. Owen porta il nome cinese che gli
diede in quella occasione Lao Li : Yu Wen, ‘venature di giada’, parte di
un verso di epoca Tang. Merlin
invece ricevette il suo nome cinese – Mo Shen, ‘Inchiostro profondo’ – da Wang
Jing, una cara amica pechinese. Ancora
oggi Li dice a tutti che in Italia lui e’ stato a Cuneo, altroche’ Milano Roma
o Venezia….
Da tempo non si
occupa piu’ di arte visiva, che liquida con un gesto della mano. Le autorita’ gli ordinarono, durante il G20
dell’anno scorso, di non uscire di casa per una settimana….Si interessa di
piccole cose, piccole produzioni, di teatro e cinema di strada. Ha
settant’anni, studia Buddhismo ( ‘nessuno e’ importante’ e ‘ ognuno puo’
diventare Buddha’ : questi sono i due principali insegnamenti, mi dice) e
calligrafia. Sul muro, in fondo alla stanza, alcuni grandi fogli gia’ pronti.
Ci salutiamo, ci abbracciamo. Mi da un po di te’ da portar via.
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