… La possessione e’
qualchecosa che interviene regolarmente nella vita cosciente – e non potrebbe
essere altrimenti, perche’ ogni attimo della coscienza e’ diviso almeno in due
e ospita qualcosa di ulteriore rispetto
a “cio’ che si chiama ‘ noi stessi’”.
….Per la scienza, la ‘unreasonable effectiveness of mathematics’
, l’’irragionevole applicazione della matematica’, e’ il mistero dei misteri,
come E.P. Wigner ebbe l’improntitudine di affermare.
…primo dei misteri: la
corrispondenza fra il mondo e certe operazioni della mente, la sua obbedienza
alle equazioni. Una volta che l’indagine si rivolge alla coscienza, quel
mistero diventa centrale, cosi’ come – un tempo – era stata centrale l’opacita’
e la inintelligibilita’ del mondo esterno.
…. La conoscenza viene
riconosciuta in una parte infinitesimale della vita dell’universo. E si pone la
questione di come sia sorta. Se la coscienza e’ un’entita’ diacronica si dovra’
pensare che anche le sue strutture logico-matematiche si siano sviluppate nel
tempo. Magari per via di una pressione evolutiva ( nessun’altra causa, a rigore
dell’opinione scientifica oggi
dominante, e’ ammessa). Ma pressione in vista di quale vantaggio
adattativo? L’unica risposta potrebbe essere che tale vantaggio fosse la
corrispondenza fra certe configurazioni
logico-matematiche e il mondo esterno. In questo caso l’evoluzione
dimostrerebbe di essere una mente quanto mai sofisticata, capace non solo di
garantire l’applicabilita’ di certi formalismi matematici, ma di elaborarli.
Sulla base di che cosa? Quale sarebbe lo
stato della mente che precede
l’elaborazione di quei formalismi? D’altra parte, se non si desse
corrispondenza fra le strutture matematiche
della mente e il mondo esterno, l’uomo sarebbe del tutto inerme, incapace di calcolare,
quindi di sviluppare quelle protesi che gli assicurano il controllo su alcuni spicchi
del mondo esterno. Se i costrutti matematici fossero invenzioni, il mondo
esterno sarebbe una perpetua allucinazione. Se i costrutti matematici fossero
scoperte, il mondo esterno sarebbe una prosecuzione
della mente con altri materiali.
Roberto Calasso: Il cacciatore celeste, Adelphi,
pp.135-138