Wednesday, 22 February 2017




… La possessione e’ qualchecosa che interviene regolarmente nella vita cosciente – e non potrebbe essere altrimenti, perche’ ogni attimo della coscienza e’ diviso almeno in due e ospita  qualcosa di ulteriore rispetto a “cio’ che si chiama ‘ noi stessi’”.

….Per la scienza, la ‘unreasonable effectiveness of mathematics’ , l’’irragionevole applicazione della matematica’, e’ il mistero dei misteri, come E.P. Wigner ebbe l’improntitudine di affermare.

…primo dei misteri: la corrispondenza fra il mondo e certe operazioni della mente, la sua obbedienza alle equazioni. Una volta che l’indagine si rivolge alla coscienza, quel mistero diventa centrale, cosi’ come – un tempo – era stata centrale l’opacita’ e la inintelligibilita’ del mondo esterno.

…. La conoscenza viene riconosciuta in una parte infinitesimale della vita dell’universo. E si pone la questione di come sia sorta. Se la coscienza e’ un’entita’ diacronica si dovra’ pensare che anche le sue strutture logico-matematiche si siano sviluppate nel tempo. Magari per via di una pressione evolutiva ( nessun’altra causa, a rigore dell’opinione scientifica  oggi dominante, e’ ammessa). Ma pressione in vista di quale vantaggio adattativo?  L’unica risposta  potrebbe essere che tale vantaggio fosse la corrispondenza  fra certe configurazioni logico-matematiche e il mondo esterno. In questo caso l’evoluzione dimostrerebbe di essere una mente quanto mai sofisticata, capace non solo di garantire l’applicabilita’ di certi formalismi matematici, ma di elaborarli. Sulla base di che cosa?  Quale sarebbe lo stato della mente che precede l’elaborazione di quei formalismi? D’altra parte, se non si desse corrispondenza fra le strutture matematiche  della mente e il mondo esterno, l’uomo sarebbe  del tutto inerme, incapace di calcolare, quindi di sviluppare quelle protesi che gli assicurano il controllo su alcuni spicchi del mondo esterno. Se i costrutti matematici fossero invenzioni, il mondo esterno sarebbe una perpetua allucinazione. Se i costrutti matematici fossero scoperte,  il mondo esterno sarebbe una prosecuzione della mente con altri materiali.



Roberto Calasso: Il cacciatore celeste, Adelphi, pp.135-138

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