Friday, 8 January 2016


Meiji-jingumae - stazione 15 Fukutoshin Line – uscita 5.

Devo andare al Tokyo Plaza. Ultimo acquisto prima di Natale. Domani rientro. Ho visto l’altra settimana dei portafogli interessanti  e ne prenderei un paio  per M&O.  Esco alla luce. La giornata e’ stupenda. Sole, cielo blu, un venticello dal nord. Un mare di gente, come sempre.

Mi trovo subito in un mercatino dell’usato, nel senso che le strutture in ferro con kimono e ogni altro genere di abito giapponese iniziano qui, non piu’ di due metri fuori dall’uscita della metro. Mi lascio attrarre. Tutti belli lavati, kimono, giacche e altro di seconda mano, ma poca roba. Sul fondo, contro il muro, alcuni interessanti vestiti lunghi fino ai piedi, alcuni ricamati, riccamente ricamati: fiori, uccelli, gru benauguranti, soli nascenti, paesaggi; altri stampati. Un kimono femminile, tutto ricamato in ricchi gialli rossi e verdi, pesante. Lo guardo, lo tocco, lo soppeso. Un’americana di origine asiatica si avvicina e fa lo stesso. E' interessata ( io no, ma l’oggetto e’ bello), ma il prezzo e’ esorbitante. Vicino, alcuni pastrani attirano la mia di attenzione. 5-6 pastrani neri lunghi fin sotto al ginocchio, giusto sopra la caviglia, di quelli  ‘di una volta’, col la mantella a vita.  Ho sempre amato le mantelle, la misteriosita’ della mantella. Nei primi anni settanta era tornata in auge, o meglio, alcuni avevano ripreso a indossarla. Ricordo il Razzo,  completa marrone. Animale notturno, quasi sempre una sigaretta o similia nella mano destra. Gianni invece ce l’aveva nera, la mantella.  Riproduzione baudelairiana, rembauiana nei boschi autunnali del bovesano. I colori si confondono: legno, foglie secche a terra, ricci aperti e castagne da raccogliere, marroni grossi cosi’, come quelli da fare glasse’. Bicchieri di vino la sera intorno ad un fuoco. La mantella si confonde, sparisce col tutto. Colore dentro colore.  50 tonalita’ di marrone, il colore della terra, tra terra e fuoco.

Non e’ una mantella vera, ma un pastrano con mezza mantella , copiata dallo stile occidentale del tempo, ma adattata ai costume giapponesi, ed al clima non cosi’ freddo, senza quindi le maniche, ma uno spazio considerevole vuoto che rende i movimenti liberi e leggeri. ‘Mobo style’, sembra, vale a dire lo stile dei ‘giovani di sinistra’ degli anni trenta in Giappone, poi vietato dalle autorita’. Un misto di sinistrismo e dandismo… Insomma, senza sapere tutto cio’, lo prendo. Yen 9995,  settanta euro circa, di oggi.

A casa, lo analizzo meglio. Nella tasca interna, un foglio, una fattura della Tokeo Company, produttrice di orologi. La fattura e’ per Yen 17,45, datata 16 febbraio 1941 ( 16mo anno del periodo Showa -  il periodo dell’Imperatore prima di quello attuale). Insieme alla fattura, ma non necessariamente collegata, se non per il fatto di essere stata abbandonata nella stessa tasca  nello stesso momento, un biglietto da visita intestata ad una persona abitante nell’area Shimura Maeno, Itabashi District, Tokyo.

Usato poco, direi. Le condizioni del pastrano sono ottime. Recuperato e lavato senza controllare le tasche….L’11 dicembre di quell’anno i japponesi attaccarono Pearl Harbour. Probabilmente non lo utilizzo’ quell’inverno, probabilmente era da qualche altra parte.

Tokyo, 8 gennaio 2016

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