Meiji-jingumae - stazione 15 Fukutoshin Line – uscita 5.
Devo andare al Tokyo Plaza. Ultimo acquisto prima di Natale. Domani
rientro. Ho visto l’altra settimana dei portafogli interessanti e ne prenderei un paio per M&O.
Esco alla luce. La giornata e’ stupenda. Sole, cielo blu, un venticello
dal nord. Un mare di gente, come sempre.
Mi trovo subito in un mercatino dell’usato, nel senso che le strutture
in ferro con kimono e ogni altro genere di abito giapponese iniziano qui, non
piu’ di due metri fuori dall’uscita della metro. Mi lascio attrarre. Tutti
belli lavati, kimono, giacche e altro di seconda mano, ma poca roba. Sul fondo,
contro il muro, alcuni interessanti vestiti lunghi fino ai piedi, alcuni
ricamati, riccamente ricamati: fiori, uccelli, gru benauguranti, soli nascenti,
paesaggi; altri stampati. Un kimono femminile, tutto ricamato in ricchi gialli
rossi e verdi, pesante. Lo guardo, lo tocco, lo soppeso. Un’americana di
origine asiatica si avvicina e fa lo stesso. E' interessata ( io no, ma l’oggetto
e’ bello), ma il prezzo e’ esorbitante. Vicino, alcuni pastrani attirano la mia
di attenzione. 5-6 pastrani neri lunghi fin sotto al ginocchio, giusto sopra la
caviglia, di quelli ‘di una volta’, col
la mantella a vita. Ho sempre amato le
mantelle, la misteriosita’ della mantella. Nei primi anni settanta era tornata
in auge, o meglio, alcuni avevano ripreso a indossarla. Ricordo il Razzo, completa marrone. Animale notturno, quasi
sempre una sigaretta o similia nella mano destra. Gianni invece ce l’aveva
nera, la mantella. Riproduzione
baudelairiana, rembauiana nei boschi autunnali del bovesano. I colori si
confondono: legno, foglie secche a terra, ricci aperti e castagne da
raccogliere, marroni grossi cosi’, come quelli da fare glasse’. Bicchieri di
vino la sera intorno ad un fuoco. La mantella si confonde, sparisce col tutto.
Colore dentro colore. 50 tonalita’ di
marrone, il colore della terra, tra terra e fuoco.
Non e’ una mantella vera, ma un pastrano con mezza mantella , copiata
dallo stile occidentale del tempo, ma adattata ai costume giapponesi, ed al
clima non cosi’ freddo, senza quindi le maniche, ma uno spazio considerevole
vuoto che rende i movimenti liberi e leggeri. ‘Mobo style’, sembra, vale a dire lo stile dei ‘giovani di sinistra’
degli anni trenta in Giappone, poi vietato dalle autorita’. Un misto di
sinistrismo e dandismo… Insomma, senza sapere tutto cio’, lo prendo. Yen
9995, settanta euro circa, di oggi.
A casa, lo analizzo meglio. Nella tasca interna, un foglio, una fattura della
Tokeo Company, produttrice di orologi. La fattura e’ per Yen 17,45, datata 16
febbraio 1941 ( 16mo anno del periodo Showa -
il periodo dell’Imperatore prima di quello attuale). Insieme alla
fattura, ma non necessariamente collegata, se non per il fatto di essere stata
abbandonata nella stessa tasca nello
stesso momento, un biglietto da visita intestata ad una persona abitante
nell’area Shimura Maeno, Itabashi District, Tokyo.
Usato poco, direi. Le condizioni del pastrano sono ottime. Recuperato e
lavato senza controllare le tasche….L’11 dicembre di quell’anno i japponesi
attaccarono Pearl Harbour. Probabilmente non lo utilizzo’ quell’inverno,
probabilmente era da qualche altra parte.
Tokyo, 8 gennaio 2016
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