Wednesday 13 January 2016


Philip Roth, La macchia  umana, Einaudi, 2001

  

“Ma quando capita, quando due uomini si trovano d’accordo su questa parte essenziale dell’essere uomo, senza timore di essere giudicati, svergognati, invidiati o sorpassati, sicuri che nessuno tradira’ la loro fiducia, il loro rapporto puo’ essere fortissimo e dare come conseguenza un’inattesa intimita’.” (pp.31-32)



“C’e’ il desiderio di liberare il bruto, di sfogare quella forza: per mezz’ora, per due ore, per tutto il tempo che vuole: sentirsi libero di fare la cosa che gli viene naturale. E’ stato sposato a lungo. Ha avuto dei figli. Era Preside di facolta’ di un college. Per quarant’anni ha fatto quello che si doveva fare. Era un uomo indaffarato, e quella cosa naturale che e’ il bruto e’ rimasta chiusa in una scatola.  E ora quella scatola si e’ aperta. Essere Predide di facolta’, essere un padre, essere un marito, essere uno studioso, un insegnante, leggere libri, tenere lezioni, correggere compiti, dare voti… Tutto questo e’ finito. A settantun anni non sei, naturalmente, il bruto focoso e assatanato che eri a ventisei. Ma i resti del bruto, i resti della cosa naturale…E’ con i resti che mantiene il contatto. E la coseguenza e’ che e’ felice, e’ grato di questo contatto. E’ piu’ che felice: e’ eccitato, ed e’ gia’ legato, profondamente legato a lei, a causa di questa eccitazione. Non e’ la famiglia a fargli questo effetto: la biologia non gli serve piu’. Non e’ la famiglia, non e’ la responsabilita’, non e’ il dovere, non e’ il denaro, non e’ una filosofia condivisa ne’ l’amore per la letteratura, non sono le profonde discussioni di grandi idee. No, a legarlo a lei e’ l’eccitazione. Domani gli scoprono un cancro e buonanotte. Ma oggi puo’ provare questo brivido.” (pp.37-38).

“Voglio dire che, venendo qui, io avevo cambiato deliberatamente I miei rapporti con lo stimolo sessuale, e non perche` le sue esortazioni ( o, se e` per questo, le mie erezioni ) fossero state effettivamente indebolite dal tempo, ma perche’ non potevo piu’ sostenere i costi del suo rumoreggiare, non avevo piu` lo spirito, la forza, la pazienza, l`illusione, l`ironia, l`ardore, l`egoismo, l`elasticita` - o la durezza, o la furbizia, o la falsita’, la dissimulazione, la duplicita`, il professionismo erotico – per affrontare il suo spiegamento di significati ingannevoli e contraddittori. Di conseguenza potei attutire un po lo choc postoperatorio che provai di fronte  alla prospettiva di uno stato di impotenza permanente ricordando che l` intervento chirurgico non aveva fatto altro che obbligarmi ad una rinuncia alla quale mi ero gia’ sottoposto volontariamente. L`operazione non fece altro che  dare definitivo vigore ad una decisione alla quale ero arrivato da solo, sotto la pressione di un`esperienza di relazioni amorose durata tutta la vita, ma in un momento di Potenza piena, irrequieta e vigorosa, quando l`avventurosa coazione maschile a ripetere l`atto sessuale  - a ripeterlo in continuazione – non era scoraggiata da problemi fisiologici. Fu solo quando Coleman mi parlo` di se` e della sua Voluptas che tutte le consolanti illusioni sulla serenita` conquistata grazie a una superiore rassegnazione svanirono, e io persi totalmente l`equilibrio.” ( pp. 42)



“Dipendeva dal fatto che l’allenatore di Pitt ignorava che lui era di colore? O dal fatto che soltanto lui sapeva chi era veramente? Coleman amava i segreti. Che nessuno sapesse cosa ti passava per la testa; che potevi pensare tutto quello che volevi senza che nessuno avesse modo di saperlo. Tutti gli altri non facevano che ciarlare di se stessi. Ma non era li’ la forza, e neppure la soddisfazione. La forza e la soddisfazione erano nel giocare di rimessa nelle confessioni, come si boxava di rimessa; e Colemdan questo lo sapeva senza che qualcuno dovesse dirglielo e senza doverci pensare lui stesso. Ecco perche’, quando si allenava, amava boxare con l’ombra e lavorare al sacco: per l’intima segretezza dell’allenamento solitario. Ecco perche’ amava anche l’atletica leggera, ma il pugilato era ancora meglio. Certi ragazzi non facevano altro che picchiare, picchiare e picchiare sul sacco. Coleman no. Coleman pensava, nello stesso modo in cui pensava a scuola o durante una gara: escludi tutto il resto, non incamerare altro ed immergiti nella cosa, nella materia, nella competizione, nell’esame: qualunque cosa tu voglia conoscere a fondo, cerca di diventare quella cosa”. (p.112)



“No alla tirannia del ‘noi’ e alla prima persona plurale con cui essa si esprime e a tutto cio’ che il ‘noi’ ti vuole ficcare in testa. Non era per Coleman la tirannia del ‘noi’ che muore dalla voglia di assimilarti, lo storico ed inevitabile noi morale coercitivo e assorbente col suo insidioso E plurimus unum.   Ne’ il ‘loro’ di Woolworth, ne’ il ‘noi’ di Howard. L’io nudo e crudo invece, con tutta la sua agilita’. Andare alla scoperta di se stessi: ecco il vero pugno alla labonza. La singolarita’. La lotta appassionata per la singolarita’. Il singolo essere umano. La mobile relazione con ogni cosa. Non statica, ma mobile. Autocoscienza, ma dissimulata. Cosa c’e’ di altrettanto potente?”  (p.122).



“Mi chiedo cosa faccia

Dopo avermi inghiottita tutta intera.   (p.129).



“… Si’, sono mesi, ormai, che ci penso, di tanto in tanto. Perche’ no? Se ci sono degli uomini che sono chiusi nel corpo di una donna e delle donne che sono chiuse nel corpo di un uomo, perche’ non posso essere una cornacchia chiusa in questo corpo? Si’, e dov’e’ il dottore che mi fara’ quello che fanno per farmi uscire? Dove vado a farmi fare l’operazione che mi permettera’ di essere quello che sono? Con chi posso parlare? Dove vado e cosa faccio e come cazzo ne vengo fuori?

Sono una cornacchia. Lo so. Lo so! “ (p.188)



“Poi lo dice ad alta voce. – Sai una cosa? Io ti vedo.

Davvero ? – dice lui – allora adesso comincia l’inferno…….

-        Continua a ballare………

-        Questo, questo e’ l’importante, - disse lei. – Se io smettessi di pensarla cosi’…..

…….

-        Tu sei troppo giovane per me, Coleman. Guardati. Sei solo un ragazzino che s’innamora della maestra di piano. Ti stai innamorando di me, Coleman, e sei troppo, troppo giovane per le donne come me. Io ho bisogno di un uomo molto piu’ vecchio. Forse ho bisogno di un uomo che abbia almeno cent’anni. Hai un amico sulla sedia a rotelle al quale potermi presentare? Le sedie a rotelle vanno benissimo: posso ballare e spingere allo stesso tempo. Magari hai un fratello maggiore. Guardati, Coleman. Tu che mi guardi con quegli occhi da scolaretto: ti prego, ti prego, telefona al tuo amico piu’ vecchio. Io continuero’ a  ballare, fallo solo venire al telefono. Voglio parlare con lui.

E sa, mentre lo dice, che e’ proprio questo, e il ballo, che lo sta facendo innamorare di lei.  Ed e’ talmente facile! Ho attirato tanti uomini, tanti cazzoni, I cazzoni mi trovano e vengono da me, non soltanto gli uomini col cazzo, non quelli che non capiscono, che sono circa il novanta per cento, ma uomini, ragazzi, quelli maschi veramente, quelli come Smoky, che capiscono davvero. Ti puoi battere il petto per le cose che non hai, ma quello io ce l’ho, anche vestita di tutto punto, e alcuni lo sanno: sanno di che si tratta, ed e’ per questo che mi trovano, ed e’ per questo che vengono da me, ma questo…questo…questo…e’ come rubare la caramella ad un bambino. Certo che lui se lo ricorda. Come potrebbe non ricordare? Una volta assaggiato, te lo ricordi. Dio, dio! Dopo duecessessanta pompini, quattrocento scopate in piena regola e centosessanta cazzi in culo, comincia l’amore. Ma e’ cosi’ che vanno le cose. Hai mai amato qualcuno, prima di scopare? Quante volte ho amato, io, dopo la scopata? O e’ proprio questo a rompere il ghiaccio?

-        Vuoi sapere come mi sento? – gli domanda.

-        Si’.

-        Mi sento cosi’ bene!

-        Allora – chiede lui – chi potra’ uscirne vivo?

-        Qui sono d’accordo con te, mister. Hai ragione, Coleman. Questa storia ci portera’ alla catastrofe. Dentro fino al collo a settantun anni? Stregato da tutto questo a settantun anni? Uhm. Faremmo meglio a tornare alla cosa nuda e cruda.

-        Continua a ballare – dice lui, e preme il tasto sul Sony portatile facendo ripartire la registrazione di The Man I Love.

-        No. No. Ti prego. Ho una carriera da bidella a cui pensare.

-        Non fermarti.

-        “Non fermarti”, - ripete lei. – Ho gia’ sentito queste parole -.In effetti, di rado ho sentito il verbo “fermarsi” senza che fosse preceduto da una negazione. Non da parte di un uomo. E nemmeno da parte sua. – ho sempre creduto che “nonfermarsi” fosse una parola sola, - dice.

-        Lo e’. Continua a ballare.

-        Allora non sprecare l’occasione. – dice lei. – Un uomo ed una donna in una stanza. Nudi. Abbiamo tutto il necessario. Non abbiamo bisogno dell’amore. Non svalutarti: non mostrarti uno stupido sentimentale. Muori dalla voglia di farlo, ma non lo fare. Non perdiamo tutto questo. Pensa, Coleman, pensa: riuscire a mantenere tutto questo.

Non mi hai mai visto ballare in questo modo, non mi hai mai sentito parlare in questo modo. E’ passato troppo tempo da quando parlavo in questo modo, tanto che credevo di avere dimenticato come si fa. Sempre nascosta, per tutto questo tempo. Nessuno mi ha sentito parlare in questo modo. Nei Boschi, qualche volta, gli sparvieri e le cornacchie, ma per il resto, nessuno……………



Oh, io ti vedo, Coleman. Potrei donarti per tutta la vita e continuare ad averti. Solo ballando. Non e’ vero? Sbaglio? Ti piace, Coleman?............

-        Continua a ballare.

-        Io ti vedo, Coleman. Ti vedo. Vuoi sapere cosa vedo?

-        Certo.

-        Vuoi sapere se vedo un vecchio, no? Hai paura che io veda un vecchio e scappi via. Hai paura che, se vedo tutte le differenze da un giovane, se vedo le cose cascanti e le cose che non ci sono piu’, mi perdedai. Perche’ sei troppo vecchio. Sai, invece, cosa vedo?

-        Cosa?

-        Vedo un ragazzino. Vedo che t’innamori come un ragazzino. E non devi. Non devi. Che altro vedo, lo sai?

-        Si’.

-        Ora lo vedo… Vedo un vecchio, si’. Vedo un vecchio moribondo.

-        Dimmi.

-        Hai perso tutto.

-        Lo vedi?

-        Si’. Tutto tranne me, che sto ballando. Vuoi sapere cosa vedo?

-        Cosa?

-        Non meritavi quelle carte, Coleman. Ecco cosa vedo. Vedo che sei furibondo. Ed e’ cosi’ che andra’ a finire. Con un vecchio furibondo. E non sarebbe dovuto andare cosi’. Ecco quello che vedo: il tuo furore.. Vedo la rabbia e la vergogna. Vedo che, da vecchio, tu capisci cos’e’ il tempo. Questo non lo si capisce fin quasi alla fine. Ma tu ora lo capisci. Ed e’ spaventoso. Perche’ non puoi tornare indietro. Non puoi avere dinuovo vent’anni. Non torneranno piu’.  Ed e’ cosi’ che e’ finita. E c’e’ qualcosa di peggio che morire, c’e’ persino qualcosa di peggio che essere morto, e sono quei bastardi del cazzo che ti hanno fatto questo. Ti hanno portato via tutto. In te io vedo questo, Coleman. Lo vedo perche’ e’ una cosa che conosco. Quei bastardi del cazzo che in un lampo hanno cambiato tutto…….

-        Non immaginavo che tu avessi seguito questa storia.

Ride, Faunia, la sua facile risata. E balla, senza idealismi, senza idealizzazioni, senza tutte le utopie dell’angioletto, con tutto cio’ che sa della realta’, malgrado l`irreversibile futilita` della sua vita, malgrado tutta la sua durezza e il suo caos, Faunia balla! E parla ad un uomo come non ha mai parlato prima. Le donne che scopano come lei non dovrebbero parlare cosi: questo, almeno, e` cio` che amano pensare gli uomini che non scopano donne come lei. Questo e` cio` che amano pensare le donne che non scopano come lei. Questo e` cio` che tutti amano pensare: quella stupida di Faunia!  Be`, facciano pure. Prego. – Si`, quella stupida di Faunia ha seguito questa storia, - dice. – Altrimenti, se non si guardasse, attorno, come fare, quella stupida di Faunia, a sopravvivere? Diventare quella stupida di Faunia: ecco la la conquista, Coleman; quella stupida di Faunia sono io al colmo della mia ragionevolezza. Il fatto e’, Coleman, che ti ho visto ballare. Come lo so? Perche’ sei con me. Perche’ saresti con me, se tu non fossi cosi’ arrabbiato? E perche’ io sarei con te, se non fossi cosi’ arrabbiata? Ecco cio’ che favorisce le grandi scopate, Coleman. La rabbia che demolisce ogni cosa. Non perderla, dunque.

-        Continua a ballare.

-        Fino a quando crollero`? – domanda lei.

-        Fino a quando crollerai, - le dice lui. – Fino all`ultimo respiro.

-        Come vuoi.

-        Dove ti ho trovato, Voluptas? – dice lui. – Come ti ho trovato? Chi sei? – chiede, premendo il tasto che fa ripartire The Man I Love.

-        Sono tutto quello che vuoi.”  ( pp. 251-258).



“ l dolore sparisce con quest’uomo. Basta il su e giu’ della sua voce, mi basta sentirlo, per tranquillizzarmi.”  (p.261).



“ Era passato del tempo da quando si era messa a cercare dei sistemi per abbandonare la razza umana….Era solo che li’ si sentiva a suo agio, con il serpente, la cornacchia e la lince impagliata, nessuno dei quali voleva insegnarle un bel niente” ( p.263-265). ( il grassetto e’ mio).

“…E’ quello che succede quando crescono in cattivita’ – disse Faunia. Ha passato tutta la vita con gente come noi, e questo e’ il risultato. La macchia umana -  disse………. Gia’, credo sia proprio questa la tragedia delle cornacchie tirate su dagli esseri umani – rispose la ragazza, senza cogliere esattamente il senso della frase di Faunia, ma anche senza mancarlo del tutto. – Non riconoscono i membri della loro specie. Lui, per esempio, non li riconosce. Mentre dovrebbe. Si chiama imprinting, - disse la ragazza. – Prince, in realta’, e’ una cornacchia che non sa cosa vuol dire essere una cornacchia.”  (pp. 266-268).



“Ma il pericolo dell’odio e’ che, una volta cominciato a coltivarlo, hai cento volte piu’ di quanto ti aspettassi. Una volta cominciato, non ti fermi piu’. Non conosco nulla di piu’ difficile da controllare dell’odio. E’ piu’ facile smettere di bere che smettere di odiare. Ed e’ tutto dire “ (p.360).

“ Cosa penseresti – le chiese – se ti dicessi che io non sono bianco? ( p.373 ).

“Ero stato invitato a vedere il piccolo universo della Famiglia Silk che Coleman aveva buttato a mare, come se fosse un peso, per vivere in una sfera commisurata alla sua scala di valori: per diventare un’altra persona, la persona che gli andava bene, e forgiarsi il proprio destino lasciandosi soggiogare da altre cose. Tutto aveva buttato a mare,….Per diventare un nuovo essere umano. Per biforcarsi… il grande dramma che e’ saltar su e andarsene; e l’energia e la crudelta’ richieste da questo frenetico impulso” (pp.374-375).


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