Philip
Roth, La macchia umana, Einaudi, 2001
“Ma
quando capita, quando due uomini si trovano d’accordo su questa parte
essenziale dell’essere uomo, senza timore di essere giudicati, svergognati,
invidiati o sorpassati, sicuri che nessuno tradira’ la loro fiducia, il loro
rapporto puo’ essere fortissimo e dare come conseguenza un’inattesa intimita’.”
(pp.31-32)
“C’e’
il desiderio di liberare il bruto, di sfogare quella forza: per mezz’ora, per
due ore, per tutto il tempo che vuole: sentirsi libero di fare la cosa che gli
viene naturale. E’ stato sposato a lungo. Ha avuto dei figli. Era Preside di
facolta’ di un college. Per quarant’anni ha fatto quello che si doveva fare.
Era un uomo indaffarato, e quella cosa naturale che e’ il bruto e’ rimasta
chiusa in una scatola. E ora quella
scatola si e’ aperta. Essere Predide di facolta’, essere un padre, essere un
marito, essere uno studioso, un insegnante, leggere libri, tenere lezioni,
correggere compiti, dare voti… Tutto questo e’ finito. A settantun anni non
sei, naturalmente, il bruto focoso e assatanato che eri a ventisei. Ma i resti
del bruto, i resti della cosa naturale…E’ con i resti che mantiene il contatto.
E la coseguenza e’ che e’ felice, e’ grato di questo contatto. E’ piu’ che
felice: e’ eccitato, ed e’ gia’ legato, profondamente legato a lei, a causa di
questa eccitazione. Non e’ la famiglia a fargli questo effetto: la biologia non
gli serve piu’. Non e’ la famiglia, non e’ la responsabilita’, non e’ il
dovere, non e’ il denaro, non e’ una filosofia condivisa ne’ l’amore per la
letteratura, non sono le profonde discussioni di grandi idee. No, a legarlo a
lei e’ l’eccitazione. Domani gli scoprono un cancro e buonanotte. Ma oggi puo’
provare questo brivido.” (pp.37-38).
“Voglio
dire che, venendo qui, io avevo cambiato deliberatamente I miei rapporti con lo
stimolo sessuale, e non perche` le sue esortazioni ( o, se e` per questo, le
mie erezioni ) fossero state effettivamente indebolite dal tempo, ma perche’
non potevo piu’ sostenere i costi del suo rumoreggiare, non avevo piu` lo
spirito, la forza, la pazienza, l`illusione, l`ironia, l`ardore, l`egoismo,
l`elasticita` - o la durezza, o la furbizia, o la falsita’, la dissimulazione,
la duplicita`, il professionismo
erotico – per affrontare il suo spiegamento di significati ingannevoli e
contraddittori. Di conseguenza potei attutire un po lo choc postoperatorio che
provai di fronte alla prospettiva di uno
stato di impotenza permanente ricordando che l` intervento chirurgico non aveva
fatto altro che obbligarmi ad una rinuncia alla quale mi ero gia’ sottoposto
volontariamente. L`operazione non fece altro che dare definitivo vigore ad una decisione alla
quale ero arrivato da solo, sotto la pressione di un`esperienza di relazioni
amorose durata tutta la vita, ma in un momento di Potenza piena, irrequieta e
vigorosa, quando l`avventurosa coazione maschile a ripetere l`atto
sessuale - a ripeterlo in continuazione
– non era scoraggiata da problemi fisiologici. Fu solo quando Coleman mi parlo`
di se` e della sua Voluptas che tutte le consolanti illusioni sulla serenita`
conquistata grazie a una superiore rassegnazione svanirono, e io persi
totalmente l`equilibrio.” ( pp. 42)
“Dipendeva
dal fatto che l’allenatore di Pitt ignorava che lui era di colore? O dal fatto
che soltanto lui sapeva chi era veramente? Coleman amava i segreti. Che nessuno
sapesse cosa ti passava per la testa; che potevi pensare tutto quello che
volevi senza che nessuno avesse modo di saperlo. Tutti gli altri non facevano
che ciarlare di se stessi. Ma non era li’ la forza, e neppure la soddisfazione.
La forza e la soddisfazione erano nel giocare di rimessa nelle confessioni,
come si boxava di rimessa; e Colemdan
questo lo sapeva senza che qualcuno dovesse dirglielo e senza doverci pensare
lui stesso. Ecco perche’, quando si allenava, amava boxare con l’ombra e
lavorare al sacco: per l’intima segretezza dell’allenamento solitario. Ecco
perche’ amava anche l’atletica leggera, ma il pugilato era ancora meglio. Certi
ragazzi non facevano altro che picchiare, picchiare e picchiare sul sacco.
Coleman no. Coleman pensava, nello stesso modo in cui pensava a scuola o
durante una gara: escludi tutto il resto, non incamerare altro ed immergiti
nella cosa, nella materia, nella competizione, nell’esame: qualunque cosa tu
voglia conoscere a fondo, cerca di diventare quella cosa”. (p.112)
“No
alla tirannia del ‘noi’ e alla prima persona plurale con cui essa si esprime e
a tutto cio’ che il ‘noi’ ti vuole ficcare in testa. Non era per Coleman la
tirannia del ‘noi’ che muore dalla voglia di assimilarti, lo storico ed
inevitabile noi morale coercitivo e
assorbente col suo insidioso E plurimus
unum. Ne’ il ‘loro’ di Woolworth, ne’ il ‘noi’ di
Howard. L’io nudo e crudo invece, con tutta la sua agilita’. Andare alla
scoperta di se stessi: ecco il vero
pugno alla labonza. La singolarita’. La lotta appassionata per la singolarita’.
Il singolo essere umano. La mobile relazione con ogni cosa. Non statica, ma
mobile. Autocoscienza, ma dissimulata.
Cosa c’e’ di altrettanto potente?”
(p.122).
“Mi
chiedo cosa faccia
Dopo
avermi inghiottita tutta intera.
(p.129).
“…
Si’, sono mesi, ormai, che ci penso, di tanto in tanto. Perche’ no? Se ci sono
degli uomini che sono chiusi nel corpo di una donna e delle donne che sono
chiuse nel corpo di un uomo, perche’ non posso essere una cornacchia chiusa in
questo corpo? Si’, e dov’e’ il dottore che mi fara’ quello che fanno per farmi
uscire? Dove vado a farmi fare l’operazione che mi permettera’ di essere quello
che sono? Con chi posso parlare? Dove vado e cosa faccio e come cazzo ne vengo
fuori?
Sono
una cornacchia. Lo so. Lo so! “ (p.188)
“Poi
lo dice ad alta voce. – Sai una cosa? Io ti vedo.
Davvero
? – dice lui – allora adesso comincia l’inferno…….
-
Continua
a ballare………
-
Questo,
questo e’ l’importante, - disse lei. – Se io smettessi di pensarla cosi’…..
…….
-
Tu
sei troppo giovane per me, Coleman. Guardati. Sei solo un ragazzino che s’innamora
della maestra di piano. Ti stai innamorando di me, Coleman, e sei troppo,
troppo giovane per le donne come me. Io ho bisogno di un uomo molto piu’
vecchio. Forse ho bisogno di un uomo che abbia almeno cent’anni. Hai un amico
sulla sedia a rotelle al quale potermi presentare? Le sedie a rotelle vanno
benissimo: posso ballare e spingere allo stesso tempo. Magari hai un fratello
maggiore. Guardati, Coleman. Tu che mi guardi con quegli occhi da scolaretto:
ti prego, ti prego, telefona al tuo amico piu’ vecchio. Io continuero’ a ballare, fallo solo venire al telefono.
Voglio parlare con lui.
E
sa, mentre lo dice, che e’ proprio questo, e il ballo, che lo sta facendo
innamorare di lei. Ed e’ talmente
facile! Ho attirato tanti uomini, tanti cazzoni, I cazzoni mi trovano e vengono
da me, non soltanto gli uomini col cazzo, non quelli che non capiscono, che
sono circa il novanta per cento, ma uomini, ragazzi, quelli maschi veramente,
quelli come Smoky, che capiscono davvero. Ti puoi battere il petto per le cose che
non hai, ma quello io ce l’ho, anche vestita di tutto punto, e alcuni lo sanno:
sanno di che si tratta, ed e’ per questo che mi trovano, ed e’ per questo che
vengono da me, ma questo…questo…questo…e’ come rubare la caramella ad un
bambino. Certo che lui se lo ricorda. Come potrebbe non ricordare? Una volta
assaggiato, te lo ricordi. Dio, dio! Dopo duecessessanta pompini, quattrocento
scopate in piena regola e centosessanta cazzi in culo, comincia l’amore. Ma e’
cosi’ che vanno le cose. Hai mai amato qualcuno, prima di scopare? Quante volte
ho amato, io, dopo la scopata? O e’
proprio questo a rompere il ghiaccio?
-
Vuoi
sapere come mi sento? – gli domanda.
-
Si’.
-
Mi
sento cosi’ bene!
-
Allora
– chiede lui – chi potra’ uscirne vivo?
-
Qui
sono d’accordo con te, mister. Hai ragione, Coleman. Questa storia ci portera’
alla catastrofe. Dentro fino al collo a settantun anni? Stregato da tutto
questo a settantun anni? Uhm. Faremmo meglio a tornare alla cosa nuda e cruda.
-
Continua
a ballare – dice lui, e preme il tasto sul Sony portatile facendo ripartire la
registrazione di The Man I Love.
-
No.
No. Ti prego. Ho una carriera da bidella a cui pensare.
-
Non
fermarti.
-
“Non
fermarti”, - ripete lei. – Ho gia’ sentito queste parole -.In effetti, di rado ho
sentito il verbo “fermarsi” senza che fosse preceduto da una negazione. Non da
parte di un uomo. E nemmeno da parte sua. – ho sempre creduto che “nonfermarsi”
fosse una parola sola, - dice.
-
Lo
e’. Continua a ballare.
-
Allora
non sprecare l’occasione. – dice lei. – Un uomo ed una donna in una stanza.
Nudi. Abbiamo tutto il necessario. Non abbiamo bisogno dell’amore. Non
svalutarti: non mostrarti uno stupido sentimentale. Muori dalla voglia di
farlo, ma non lo fare. Non perdiamo tutto questo. Pensa, Coleman, pensa:
riuscire a mantenere tutto questo.
Non mi hai mai visto ballare in questo
modo, non mi hai mai sentito parlare in questo modo. E’ passato troppo tempo da
quando parlavo in questo modo, tanto che credevo di avere dimenticato come si
fa. Sempre nascosta, per tutto questo tempo. Nessuno mi ha sentito parlare in questo modo. Nei Boschi, qualche
volta, gli sparvieri e le cornacchie, ma per il resto, nessuno……………
Oh, io ti vedo, Coleman. Potrei donarti
per tutta la vita e continuare ad averti. Solo ballando. Non e’ vero? Sbaglio?
Ti piace, Coleman?............
-
Continua
a ballare.
-
Io
ti vedo, Coleman. Ti vedo. Vuoi sapere cosa vedo?
-
Certo.
-
Vuoi
sapere se vedo un vecchio, no? Hai paura che io veda un vecchio e scappi via.
Hai paura che, se vedo tutte le differenze da un giovane, se vedo le cose
cascanti e le cose che non ci sono piu’, mi perdedai. Perche’ sei troppo
vecchio. Sai, invece, cosa vedo?
-
Cosa?
-
Vedo
un ragazzino. Vedo che t’innamori come un ragazzino. E non devi. Non devi. Che
altro vedo, lo sai?
-
Si’.
-
Ora
lo vedo… Vedo un vecchio, si’. Vedo un vecchio moribondo.
-
Dimmi.
-
Hai
perso tutto.
-
Lo
vedi?
-
Si’.
Tutto tranne me, che sto ballando. Vuoi sapere cosa vedo?
-
Cosa?
-
Non
meritavi quelle carte, Coleman. Ecco cosa vedo. Vedo che sei furibondo. Ed e’
cosi’ che andra’ a finire. Con un vecchio furibondo. E non sarebbe dovuto
andare cosi’. Ecco quello che vedo: il tuo furore.. Vedo la rabbia e la
vergogna. Vedo che, da vecchio, tu capisci cos’e’ il tempo. Questo non lo si
capisce fin quasi alla fine. Ma tu ora lo capisci. Ed e’ spaventoso. Perche’
non puoi tornare indietro. Non puoi avere dinuovo vent’anni. Non torneranno piu’. Ed e’ cosi’ che e’ finita. E c’e’ qualcosa di
peggio che morire, c’e’ persino qualcosa di peggio che essere morto, e sono
quei bastardi del cazzo che ti hanno fatto questo. Ti hanno portato via tutto.
In te io vedo questo, Coleman. Lo vedo perche’ e’ una cosa che conosco. Quei
bastardi del cazzo che in un lampo hanno cambiato tutto…….
-
Non
immaginavo che tu avessi seguito questa storia.
Ride, Faunia, la sua facile risata. E
balla, senza idealismi, senza idealizzazioni, senza tutte le utopie
dell’angioletto, con tutto cio’ che sa della realta’, malgrado l`irreversibile
futilita` della sua vita, malgrado tutta la sua durezza e il suo caos, Faunia
balla! E parla ad un uomo come non ha mai parlato prima. Le donne che scopano
come lei non dovrebbero parlare cosi: questo, almeno, e` cio` che amano pensare
gli uomini che non scopano donne come lei. Questo e` cio` che amano pensare le donne che non scopano come lei. Questo
e` cio` che tutti amano pensare: quella stupida di Faunia! Be`, facciano pure. Prego. – Si`, quella
stupida di Faunia ha seguito questa storia, - dice. – Altrimenti, se non si
guardasse, attorno, come fare, quella stupida di Faunia, a sopravvivere?
Diventare quella stupida di Faunia: ecco la la conquista, Coleman; quella
stupida di Faunia sono io al colmo della mia ragionevolezza. Il fatto e’, Coleman,
che ti ho visto ballare. Come lo so? Perche’ sei con me. Perche’ saresti con
me, se tu non fossi cosi’ arrabbiato? E perche’ io sarei con te, se non fossi
cosi’ arrabbiata? Ecco cio’ che favorisce le grandi scopate, Coleman. La rabbia
che demolisce ogni cosa. Non perderla, dunque.
-
Continua
a ballare.
-
Fino
a quando crollero`? – domanda lei.
-
Fino
a quando crollerai, - le dice lui. – Fino all`ultimo respiro.
-
Come
vuoi.
-
Dove
ti ho trovato, Voluptas? – dice lui. –
Come ti ho trovato? Chi sei? – chiede, premendo il tasto che fa ripartire The Man I Love.
-
Sono
tutto quello che vuoi.” ( pp. 251-258).
“
l dolore sparisce con quest’uomo. Basta il su e giu’ della sua voce, mi basta sentirlo, per tranquillizzarmi.” (p.261).
“
Era passato del tempo da quando si era messa a cercare dei sistemi per
abbandonare la razza umana….Era solo che li’ si sentiva a suo agio, con il
serpente, la cornacchia e la lince impagliata, nessuno dei quali voleva insegnarle un bel niente” ( p.263-265). (
il grassetto e’ mio).
“…E’
quello che succede quando crescono in cattivita’ – disse Faunia. Ha passato
tutta la vita con gente come noi, e questo e’ il risultato. La macchia umana
- disse………. Gia’, credo sia proprio
questa la tragedia delle cornacchie tirate su dagli esseri umani – rispose la
ragazza, senza cogliere esattamente il senso della frase di Faunia, ma anche
senza mancarlo del tutto. – Non riconoscono i membri della loro specie. Lui, per esempio, non li riconosce.
Mentre dovrebbe. Si chiama imprinting, - disse la ragazza. – Prince, in
realta’, e’ una cornacchia che non sa cosa vuol dire essere una
cornacchia.” (pp. 266-268).
“Ma
il pericolo dell’odio e’ che, una volta cominciato a coltivarlo, hai cento
volte piu’ di quanto ti aspettassi. Una volta cominciato, non ti fermi piu’.
Non conosco nulla di piu’ difficile da controllare dell’odio. E’ piu’ facile
smettere di bere che smettere di odiare. Ed e’ tutto dire “ (p.360).
“
Cosa penseresti – le chiese – se ti dicessi che io non sono bianco? ( p.373 ).
“Ero
stato invitato a vedere il piccolo universo della Famiglia Silk che Coleman
aveva buttato a mare, come se fosse un peso, per vivere in una sfera
commisurata alla sua scala di valori: per diventare un’altra persona, la
persona che gli andava bene, e forgiarsi il proprio destino lasciandosi
soggiogare da altre cose. Tutto aveva buttato a mare,….Per diventare un nuovo
essere umano. Per biforcarsi… il grande dramma che e’ saltar su e andarsene; e
l’energia e la crudelta’ richieste da questo frenetico impulso” (pp.374-375).
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