Saturday, 16 January 2016


Murakami Aruki: “I salici ciechi e la donna addormentata”, Einaudi Super T, 2010, 2012,2013.  Titolo originale: ‘Mekurayamagi, to nemuru onna’, 2006. Raccolta di racconti



“…Ma era soprprendente quante cose avessimo da dirci. Qualunque fosse l’argomento, conversare insieme era piacevole e avremmo potuto andare avanti per ore…Era un sentimento molto diverso da quello che viene comunemente chiamato ‘amore’. Si trattava di una condizione ben piu’ vicina all’empatia ( corsivo mio)…

Poi andammo a letto insieme…nessuno dei due provo’ al riguardo un senso di colpa…. era una cosa di cui avevamo veramente sentito la necessita’. Fu un atto calmo, gradevole, semplice, essenziale. …la parte piu’ bella venne dopo…sussurravamo tra noi a bassa voce, parlavamo di cose che capivamo soltanto noi…”. pp.128-129



Fragilita’:



“ …fin da bambino ero il tipo che non si rilassava mai. Vedevo sempre dei limiti tutt’intorno a me, e facevo in modo di non superarli. Si, avevo sempre davanti agli occhi una sorta di percorso guidato. Come se fossi su un’autostrada e mi venisse ricordato di tenermi sulla destra, di fare attenzione alla curva, di rispettare il divieto di sorpasso e cosi’ via. Se mi fossi attenuto alle indicazioni ricevute, sarei andato avanti senza problemi. Bastava che mi comportassi cosi’, qualsiasi cosa facessi, e tutti mi avrebbero apprezzato. Da piccolo pensavo che funzionasse cosi’ anche per gli altri, ma poco a poco mi resi conto che mi sbagliavo.”. pp.74



“ …Gli esseri umani stando soli diventano fragili….non mi sono mai sentito cosi’ solo in vita mia. E’ stato terribile. Quindi vorrei che tra me e te ci sia un’unione piu’ forte. Vorrei la prova che anche se viviamo lontani, siamo comunque legati l’uno all’altra.” pp.81



” …se quella valigia fosse scomparsa, Izumi sarebbe rimasta l’unico legame con la mia vita precedente. E in quel caso, mi pareva, avrei perso di vista la mia stessa persona. …Era in un grosso guaio, la mia coscienza. Doveva tornare in Giappone e rientrare nel corpo originario. Ma si trovava su un aereo che stava sorvolando l’Egitto. Mi sembrava che il corpo di quel momento fosse fatto di stucco. Bastava grattare un po con le unghie per sgretolarlo. Si stava sbriciolando tutto…..Per tutto il tempo Izumi mi tenne la mano. Non diceva nulla, ma dava l’impressione di capire cosa stavo pensando.,,,,In quel momento farla finita era il mio unico desiderio….Come il tremito passo’, di colpo mi sentii molto leggero. Mi rilassai e mi abbandonai al trascorrere del tempo.”. pp.133




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